Da un po' di tempo quello che mi appartiene del mondo sensibile riguarda le forme geometriche. A partire dal "panorama" visibile dalla finestra di casa: i palazzi sono parallelepipedi perfetti, illuminati dal sole su una sola facctaia che rischiara un lato: dallo spigolo in poi il colore è più scuro; ma più che i palazzi-80% del panorama- mi catturano le decine di parabole sulla loro cima: perfetti cerchi bianchi, ora affascinanti per quanto brutti. Della caffettiera: la base ottagonale, l'imbuto circolare, la testa circolare ai piedi e col cappello di nuovo ottagonale. I quattro cerchi del gas e la simmetria delle fiamme accese. La caffeina (se è lei) che forma -sulla superficie piatta, nera, omogenea, circolare del caffè in tazzina- spirali; del fumo solo quelle. Dei panni appesi la simmetria dovuta alla simmetria del corpo: anche la natura è geometria, dalle pietre al DNA. Non quello che c'è fuori ma i rombi dell'inferriata o i quadrati minuscoli della zanzariera, lì si ferma la mente se la vista procede. Sarà colpa delle lezioni sul formalismo di Fritz Lang. Sarà colpa del mondo non sensibile: fuori tutto è geometria e tutto ha un disegno. Fuori.
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