martedì 5 luglio 2011

L'avevo intitolato 'Jane Doe, uccisa da un poliziotto'

L'immaginazione e la realtà sono due cose diverse, e fin qui ci siamo. E uno si può immaginare cose che non avverranno mai o che non esistono, ma anche cose che esistono veramente e che quindi esistono per te due volte: un'immaginazione e una realtà. Quando uno sente legge qualcosa o ne sente parlare, se lo immagina. E, quasi sempre, la realtà si rivela essere una gran fregatura rispetto all'immaginazione. Perché la realtà non la decidi tu. Secondo me quest'affare dell'immaginazione è una può funzionare anche con le persone: meno conosci una persona e più ti piace, perché meno la conosci e più te la immagini. Stavo pensando questo quando mi sono ricordato di un pezzo di Barnum, un libro di Baricco, e di un pezzo che avevo scritto un po' più di tre anni fa su un altro blog. Il pezzo di Baricco è questo

[..] Dal gran bailamme di conati creativi e acrobazie dell’immaginazione, mi son portato via l’impressione di una inspiegabile stanchezza collettiva, e le benigne ferite di due ricordi. Il primo lo devo a un ispano-americano che si chiama Andrès Serrano. Espone alle Corderie, sezione Aperto ’93, parcheggio per artisti che forse sranno famosi, forse no, a vedere quel che fanno si spererebbe di no. Serrano scatta foto negli obitori. Un allegrone. A Venezia ne ha esposte quattro. Una si intitola Jane Doe,uccisa da un poliziotto. Sarà due metri per due. A colori,fondo nero. Di Jane Doe c’è solo la testa. Di profilo adagiata su un tavolo che non si vede. Capelli biondi, ricci, impastati di sangue secco. Sopra l’orecchio si intravede una ferita. È bellissima, Jane Doe. La prima cosa che ti sorprende è quella: è bellissima. Lineamenti perfetti, anche se il collo è color bruno, con tutto quel sangue rinsecchito sulla pelle. Sembra scolpita in un legno scuro. Non c’è nessuna smorfia di dolore, inchiodata lì dal flash istantaneo della morte. Togli il sangue, e potrebbe essere la pubblicità di una crema idratante. Giureresti che è viva, coi suoi riccioli appena usciti dal parrucchiere. Poi ti accorgi degli occhi. Non ci sono. Un gioco di luce, o forse è la morte che si è già messa a scavare. Dove cerchi l’occhio vedi solo un buco ero. È già un teschio, lì, Jane Doe. Tutta quella vita e tutta quella morte,insieme, in una faccia sola,io non le avevo mai viste. È una cosa che ipnotizza. E rende insopportabile non sapere niente altro, come l’hanno uccisa, forse per sbaglio, cosa aveva fatto? anche lei ha sparato? e quando è successo, e dove. Chissà che storia, quella di Jane Doe [...] 
Nel post avevo aggiunto che poi non avevo resistito e avevo cercato e trovato l'immagine di Jane Doe su internet. Che io me l'ero immaginata, ed ero soddisfatto, però volevo vedere com'era veramente. Fra le altre cose avevo anche scoperto che 'Jane Doe' è un nome che la polizia si è inventata per darlo alle persone che non sono identificate, e che negli USA dovrebbe suonare un po' come il nostro Mario Rossi, al femminile però.
Insomma l'immaginazione è una gran bella cosa, ma non può soddisfare come la realtà. Mi era venuta anche una considerazione più profonda, ma me la sono dimenticata, immaginatevela.
Ah, il veccio post finiva così: Click?


lunedì 4 luglio 2011

Delirio della razionalità

L'altro giorno stavo leggendo ad una persona un pezzo di 'Watt', che è un libro di Samuel Beckett. Più assurdo del teatro dell'assurdo. Talmente razionale da risultare irrazionale. Il pezzo mi è piaciuto moltissimo, ed era questo:

"La casa era immersa nell'oscurità. Avendo trovato la porta principale chiusa a chiave, Watt andò alla porta posteriore. Non avrebbe potuto facilmente suonare, o bussare, dal momento che la casa era immersa nel buio. Avendo trovato la porta posteriore altrettanto chiusa, Watto ritornò alla porta principale. Avendo trovato la porta principale ancora chiusa, Watt ritornò alla porta posteriore. Avendo trovato la porta posteriore stavolta aperta, oh non spalancata, ma chiusa, come suol dirsi, con un semplice lucchetto, Watt fu in grado di entrare in casa. Watt fu sorpreso di trovare ora aperta la porta posteriore, chiusa solo un momento prima. Gli sovvennero per tale caso due spiegazioni. La prima era questa, che la sua competenza di porte chiuse a chiave, così di rado fallace, era risultata tale in quell'occasione, e che la porta posteriore, quando l'aveva trovata chiusa a chiave, in realtà non lo era per niente. E la seconda era questa, che la porta posteriore, quando l'aveva trovata chiusa a chiave, in effetti lo era, ma che era stata aperta in un secondo momento, dall'interno o dall'esterno, da qualcuno, nel mentre che Watt era impegnato ad andare, avanti e indietro, dalla porta posteriore a quella principale, e dalla porta principale a quella posteriore."

A questo punto la persona a cui sto leggendo, che stava ascoltando attentamente dice:
- è la seconda!
Io rimango spiazzato. Mi sarei aspettato qualsiasi commento- "è brutto", "è bello", "l'ha scritto un pazzo", "sei brutto", "sei bello", "sei pazzo", eccetera - ma mai e poi mai un'osservazione "logica". Allora mi è sembrato di stare in un film di Nanni Moretti (in uno tipo Ecce Bombo- "siamo a Roma, non a Milano: "cacare", non "cagare", la "fica", non la "figa", "sta bene" non "sta d'un bene"; o Palombella rossa: "ma come parla?? le parole sono importanti! chi parla male, pensa male, e vive male!"), e mi è venuta voglia di urlare come avrebbe fatto lui: "Perché??? perché la seconda??? come fai a dire che è la seconda?? ma soprattutto perché senti il bisogno di dire che è la seconda??? Non c'entra niente!!!". 

Oltretutto il pezzo finiva così: 
" Di queste due spiegazioni Watt pensò che preferiva l'ultima, in quanto era la più bella."

- Ecco, ti ho detto che era la seconda.

venerdì 1 luglio 2011

Rumori.

è un mondo dannatamente rumoroso questo. Tant'è che stavo provando a dormire e invece non ci riesco, per varie manifestazioni dello stesso motivo: il rumore. La mamma non può fare a meno di urlare al figlio che sporca ogni posto in cui va (due volte per altro, come se lo volesse dire ad ogni orecchia: "dovunque vai sporchi! dovunque vai sporchi!"); i preti, innomediddio, non possono fare a meno di far suonare quelle dannate campane ogni quarto d'ora; la tortora esibisce continuamente le ristrette capacità del suo apparato fonatorio con un  "u uuu u, u uuu u, u uuu u" perpetuo; il vicino è convinto che a tutto il quartiere piaccia sentire la musica che piace a lui e quando piace a lui.
Comunque il rumore più fastidioso è quello dei semafori. Lo so, i semafori non dovrebbero far rumore. Fatto sta che oramai il verde non scatta, suona. Tu sei fermo perché il semaforo è rosso, magari hai pure fretta e aspetti impaziente il verde pronto a partire. Ma uno che suona il clacson appena vede il verde non può mancare. Io, come chiunque abbia una patente di guida (ma anche chi non ce l'ha, insomma tutti), so che quando è verde devo partire, e non parto controvoglia, non ho bisogno di qualcuno che mi sproni a partire. Allora, signore, perché suoni appena scatta il verde? Dimmelo. Vuoi far capire agli altri che ti sei accorto prima di loro? Sei il migliore, e la comunità sarebbe pronta ad ammetterlo, purché tu non suoni più quel dannato clacson. Guidare è stressante perché, oltre alle donne,esistono tizi come te.
Dunque, mentre non riuscivo a dormire ho pensato a come far desistere il signore dal suonare clacson appena vede il verde. Di seguito le mie proposte:

1. Entrare di soppiatto a casa sua durante la notte e acquattarsi vicino al suo letto. Appena suonerà la sua sveglia tirare fuori la trombetta da stadio e farla suonare nel suo orecchio ripetutamente. In seguito dirgli, anche se dubito che oramai riuscirà a sentire qualcosa (quindi scandire in un labiale chiaro) : "hai sentito? è suonata la tua sveglia, devi alzarti!"

2. Entrare con lui in ascensore. Lui arriverà al piano in cui deve scendere. A questo punto sbattere con forza i coperchi delle pentole in prossimità della sua testa, appena le porte cominceranno ad aprirsi, aggiungendo "signore, deve scendere".


Ho smesso di provare a dormire molto presto, quindi non ho elaborato altre proposte.