Affacciandosi dal quinto piano di un palazzo, a due passi da Piazza Gioacchino Belli, dove abita una mia amica, si ha una straordinaria vista di Roma - delle vie di sampietrini, delle facciate di vecchi palazzi, dei tetti delle case trasteverine fino al cupolone e alle quadrighe in cima al Vittoriano- e del suo cielo, terso in un limpido pomeriggio di novembre.
Non ho mai visto così tanti stormi in vita mia. Erano almeno una decina, più o meno corposi, anzi, vista l'unità del corpo, più o meno grandi. Uno spettacolo, nel senso di puro intrattenimento; sembrava una vera e propria esibizione nei cieli della capitale, una manifestazione di chissà che cosa. Un cielo gremito di uccelli acrobati, mi avrebbe scritto più tardi la mia amica. è incredibile come riescano a muoversi tutti assieme, come ognuno abbia un suo posto, che mantiene spostandosi, un suo movimento, che non sbaglia mai. è incredibile come tutti lo rispettino, e disegnino un'armonia senza apparente motivo. è incredibile come riescano ad essere così tanti e formare un corpo solo, come riescano ad essere così veloci senza scontrarsi mai.
Mentre io e la mia amica siamo alla finestra, a fumare una sigaretta, lei con un libro in mano, chiedendomi aiuto su un passaggio che non le è chiaro, e io con un cellulare, chiedendole aiuto per trovare le giuste parole di un sms. E li osserviamo affascinati.
Mentre io e la mia amica siamo alla finestra, a fumare una sigaretta, lei con un libro in mano, chiedendomi aiuto su un passaggio che non le è chiaro, e io con un cellulare, chiedendole aiuto per trovare le giuste parole di un sms. E li osserviamo affascinati.
- Hai presente quel racconto di Calvino sugli storni che sta in un libro che però non mi ricordo...Palòmar!
- Pàlomar, casomai. No, non ce l'ho presente.
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