giovedì 13 ottobre 2011

Come sempre

Stava fumando, come al solito a quell'ora, con le gambe dritte, la schiena incurvata e i gomiti poggiati sul muretto del terrazzo. Era da poco passata mezzanotte e il quartiere, con tutti quei palazzi che si vedevano da lì, dal quarto piano, sembrava addormentato già da un pezzo. Come al solito. Però pensava che era strano, che in genere anche a quell'ora si sentono molti rumori, la televisione a volume altissimo del dirimpettaio, per esempio, o la madre che urla al telefono contro il figlio che non vuole rientrare, e il signore di qualche pian terreno, con la sua risata obesa. Era strano che non ci fosse nulla a distrarlo, nemmeno il cane del vicino, che abbaia tutte le notti. Si sentiva solo, ogni tanto, il rumore in lontananza di qualche motorino, che passava per quella strada laggiù, e che si faceva via via più fioco, mano a mano che si il motorino si allontava. Così il silenzio si riposava sul quartiere come un enorme lenzuolo disteso che cade dall'alto, e tocca prima le cime dei palazzi più alti per poi adagiarsi su tutti gli altri, fino a coprire la strada.
Pensava che stava lì ogni sera, che fra un po' di tempo sarebbe stato freddo, a quell'ora, e altro che maglietta e pantaloncini. Pensava che era stupido ripetere ogni volta lo stesso gesto. Che proprio queste erano le cose che lo annoiavano, che per questo era insoddisfatto. Che odiava tutto ciò che si ripeteva o che durava troppo a lungo. Per questo aveva abbandonato romanzi ed era passato a libri di racconti, racconti brevi se possibile, era persino annoiato dalla sua immagine, e per questo aveva cercato di costruirsene un'altra. Per questo si buttava senza pensare nelle novità, logore già il giorno dopo. Per questo sentiva il bisogno di scrivere certe cose che appena leggibili lo avrebbero nauseato.  Per questo avrebbe voluto viaggiare, pur sapendo che lo spostamento del corpo non avrebbe coinciso con quello della mente. Per questo aveva voluto conoscere quelle persone che lo attirivano così tanto, con cui ora non uscirebbe mai.
Ma quella notte era strano, era diverso. Poggiò le mani sul muretto, ritrovò la posizione eretta con fatica: gli facevano male i gomiti e la schiena. E cercò di capire come faceva, quella notte, ad essere così diversa, e così tranquilla.

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