Ogni volta succede la stessa cosa. Ho infilato la chiave nella serratura, tirato leggermente la porta verso di me, girato la chiave, spinto la porta, sfilato la chiave, aperto la porta e richiuso la porta dietro di me con la mano aperta del braccio sinistro. Sospiro, al buio della casa, magari con la borsa della pallanuoto su una spalla e quella dell’università sull’altra; le lascio cadere a terra. Sospiro benché non sia accaduto niente durante la giornata di diverso da ciò che mi aspettavo. O forse proprio per questo. Accenderò il computer, prima di fare le altre cose. Perché gli ci vuole del tempo,per avviarsi. Il tempo che gli ci vuole lo impiegherò facendo le altre cose. Le altre cose sono viziarmi: fare il caffè, e una sigaretta. La meccanicità dei gesti che sto per compiere mi piace, mi tranquillizza. È accompagnata da rumori secchi, netti: sto per compiere una serie di gesti che porterà una serie di cose da uno stato ad un altro. Nel primo stato le suddette cose sono situate in alto (sopra l’altezza della mia testa) e non sono visibili (sono dietro ante di legno). Nel secondo stato si troveranno all’altezza della mia pancia (sul ripiano della cucina) e saranno visibili. Apro lo sportello della credenza (tum) sopra al lavandino, tiro giù i vari pezzi della caffettiera: poggio la caldaia (tuc) su quella specie di sparti-lavandino che separa le due vasche mentre il serbatoio e il brico (con annessi filtro e guarnizione di gomma) sul ripiano accanto (tin, tuc). Apro la credenza (tum), tiro giù il barattolo del caffè (tunc) e quello dello zucchero (tunc) chiudo lo sportello (stonc). Riempio la caldaia con la giusta quantità d’acqua e il serbatoio con la stessa di polvere di caffè.
Le cartine, i filtri e il tabacco sono nella borsa dell’università. La prendo e, con il caffè nell’altra mano, la porto in camera, dove il computer si è ora svegliato completamente. Lecco la cartina e avvolgo. Caffè da una parte, sigaretta dall’altra.
Ora posso cominciare a scrivere,ora posso far accadere qualsiasi cosa, che è il vizio più grande.
L
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