Io non sono proprio d'accordo coi rigori. Prima era solo una sensazione. Come quando la pensi in un certo modo ma non te ne sei ancora accorto. Poi ci sono stati i mondiali in Sud Africa, nel 2010. C'è stato il quarto di finale Ghana-Uruguay. Succede che all'ultimo secondo dei tempi supplementari stanno pareggiando 1-1. Un gol ora sarebbe esiziale per chi lo subisca. C'è tempo solo per un ultimo attacco ghanese. La palla viene crossata al centro e dopo un batti e ribatti il portieri è fuori dai pali, un ghanese tira di testa e lo supera: la palla sta finendo in porta. Ma fra i pali ci stanno due giocatori uruguayani, uno di loro dà un pugno al pallone e gli impedisce di entrare. Mi viene da dire "era gol", non "sarebbe stato gol". Perché il condizionale non andrebbe bene, anzi non va bene, nel caso in cui la condizione non dovrebbe, non deve, essere presa in considerazione. E un giocatore che prende la palla con la mano sulla linea di porta, sapendo poi di essere espulso, non dovrebbe, non deve esistere.Però lo fa. è un fuorilegge. E infatti viene espulso. Rigore per il ghana.
Il rigore viene sbagliato, e si va ai famosi calci di rigore. 4-2 per l'Uruguay.
L'altro giorno ho visto il Brasile che prendeva a pallonate il Paraguay. Insomma, come dice quella battuta, il Paraguay, sulla carta, non ha possibilità di vincere con il Brasile, però si gioca sull'erba, e quindi non si sa mai. Comunque, in genere, le squadre che sulla carta sono molto più forti dei loro avversari vincono. In genere. Infatti l'altro giorno il Paraguay ha eliminato il Brasile dalla Coppa America.
Se ci fosse un dio del calcio e dovesse spiegare le regole ai giocatori prima che scendano in campo, secondo me, alla squadra del Brasile, avrebbe detto qualcosa di questo tipo: "il campo è il mondo, e non si può uscire. La vita dura 90 minuti e lo scopo della vita è battere il Paraguay. Come vedete è molto semplice: gli avversari sono molto più scarsi e voi avete la bellezza di un'ora e mezza. Che vi avanza pure. Però, per sicurezza, vi concedo anche un pezzo di vita in più, della durata di 30 minuti. Insomma, 2 ore per battere il Paraguay mi sembrano fin troppe."
Così il Brasile è sceso in campo e ha cominciato a perseguire lo scopo della sua vita. Il Paraguay neanche ci provava a perseguire il suo. Il portiere del Brasile non ha toccato un pallone per tutta la partita, mentre quello del Paraguay è stato il giocatore della sua squadra ad aver toccato il pallone per più tempo. Sembrava che il Brasile avesse capito male lo scopo: non battere l'avversario ma dimostrare la sua superiorità. Comunque, passati i 90 minuti, il risultato rimaneva 0-0. Che, pure lui (lo 0-0), ha un faccia molto stupita. E allora c'è il pezzo di vita in più, quello di cui il Brasile non aveva bisogno e che il Paraguay non sperava neanche di vivere. E pure quello finisce 0-0, dopo mezz'ora di superiorità brasiliana.
E allora si battono i rigori, che però non hanno niente a che fare con la vita. La vita è tutta in movimento, è una corsa continua, è salti, scivolate, cross precisi e colpi di testa. Non ha niente a che fare con una palla, posta a 11 m dal centro della porta, che si calcia senza alcun disturbo. Insomma, giocarsi lo scopo della vita in questo modo può sembrare alquanto ingiusto, è più fortuna che bravura. E infatti i teologi, cioè i telecronisti, quest'affare qua lo chiamano proprio "lotteria dei calci di rigori". Insomma, dopo che hai passato una vita a far vedere che sei molto più bravo degli altri, affidare tutta la faccenda al caso può risultare una scocciatura, o no?
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