martedì 6 settembre 2011

vetri

Aspettate un attimo. Due righe giusto per dire che è finita l'estate e tutto sta ricominciando. Sì, certo, lo so che lo sapete già. Sì, so anche che voi sapete che io so che lo sapete. E potremmo andare avanti così all'infinito. Però certe cose è meglio dirle, ne ho sentito il bisogno. Mica posso pubblicare un post così, a settembre, dopo l'ultimo che chissà di quand'era. Avrei potuto, però. Ecco, quel però mi ha fatto scrivere queste quattro righe. Per informarci che è iniziato settembre, che è un po' il lunedì dei mesi. Magari così vi auguro anche un buon inizio settimana. Ché sabato è lontano, circa 8 mesi.
Che poi, durante l'estate decumputerizzata, di post (posts?) me ne sono venuti in mente un po', però. Questo è fresco fresco, tipo di ieri (che non so quanto sia meglio: mi sa che i post sono più come il vino che come il pane. Vanno fatti stagionare. Anche se a pensarci è paradossale. Lasciamo, magari a un altro post, questo discorso,va.)

Mi è capitato un collegamento ipertestuale, e ve lo spiego. Stavo leggendo Due di Due, e in particolare questa frase qua:

" Lo so come ti senti. è come essere dietro un vetro, non puoi toccare niente di quello che vedi. Ho passato tre quarti della mia vita chiuso fuori, finché ho capito che l'unico modo è romperlo. E se hai paura di farti male, prova a immaginarti di essere già vecchio e quasi morto, pieno di rimpianti."
e mi sono ricordato di qualcosa che avevo scritto tre anni fa, e in particolare questa cosa qua:

"E sbatto come una mosca sul vetro di una finestra, vedo quello che c’è dall’altra parte: il vetro è trasparente. Ma per quanto possa sforzarmi l’unica cosa che si possa ottenere in questo modo è un gran mal di testa. No, l’impegno non viene premiato. Ed è un peccato, perché tutto quello che desidero è dall’altra parte del vetro. E l’aria della stanza dove sono (rin)chiuso è sempre più rarefatta, opprimente…si respira sempre la stessa aria qui dentro, un giorno sa di illusione, un altro di paura, nostalgia, o anche di felicità a volte, ma  mai si trasforma in qualcosa di buono. L’anidride carbonica è sempre la delusione. Delusione di ogni aspettativa. E ogni volta mi addormento con la consapovelzza di dover passare un altro giorno alla finestra, a sbattere la testa contro un vetro che mi separa da quello che voglio. La consolazione è che,essendo una mosca, dall’altra parte non può che esserci merda. Ma putroppo era solo una metafora."

Che ora modificherei non poco, ma per amor della filologia mi sono permesso di correggere solo "impgno" con "impegno". Molto simile, anche se De Carlo non si chiude fuori ma dentro, e non è una mosca.
Ma non solo. Il suo pezzo, che è una frase che uno dei due  ragazzi protagonisti, Guido, dice al suo amico Mario, non solo è molto più corto ma anche più efficace. In tre periodi pone una questione e la risolve: 1.Sto dietro un vetro 2.Ho capito che devo romperlo (ma non è facile) 3.Basta immaginare di essere vecchi o quasi morti. E infatti poi Mario rompe il vetro: va da Margherita e le dà un biglietto con le parole di Just like a woman " tradotte in italiano, con qualche modifica per adattarle a lei". Avevo scritto "molto simile" (e già vi avevo immaginato storcere il muso davanti al pc), ma in realtà non c'entra niente. In comune c'è il vetro. Anzi no, il suo è rotto e il mio sta lì.
Invece io rimango a dare capocciate al vetro e fare battute di merda. Che però, secondo me, è più romantico.
Ora scusatemi, ma ho un vetro da frantumare.
 


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